Torre del Castel Vecchio e reliquie del passato
Gli imponenti e visibili ruderi della torre del “Castel Vecchio”, sono i resti di una fortificazione già esistenti in epoca altomedievale, anzi, con ogni probabilità, l fortificazione ha preceduto, in queto caso il centro abitato.
Capriata è infatti il punto di arrivo, in vista dell’Orba e della pianura, di quella catena di torri che , partendo da Parodi, in linea quasi retta attraverso la torre del Gazzo(oggi S.ristoforo), Monte Colma, Albarola, proteggeva già in epoca carolingia
(e forse la sua fondazione va fatta risalire ai tempi bizantini) le valli dell’Orba e del Lemme dalle sgradite sorprese provenienti dal mare (invasioni saracene) e dal nord, all’epoca dell’avanzata longobarda.
Del castello rimane comunque poco, aparte alcuni informi tratti di muraglia, la torre (anticamente mastio), alta e quadrata, massicia anche come spessore di muraglie che restrinogono di molto la canna, secondo una tipologia tutt’altro che frequente nella zona.
Oggi in precarie condizione di conservazione. rimane tuttavia un resto imponente, solo da poco di proprietà comunale.
Ma Capriata può vantare di altre cestigia del suo passato: sulla Circonvallazione e sulla Piazzetta alcuni tratti di vecchie mura di cinta; in via San Antonio e via San Giovanni case quattrocentesche; in via Tigliano 2 finestre in cotto del 1400; alcuni affreschi, bifore, epigrafi varie disseminate lungo le vecchie strade del paese.
Numerosi toponimi ricordano strutture scomparse o riadattate, fra queste la zona Castelnuovo; la zona Convento; l’ospedale San Gioachino del 1855;la Gabella dove genova teneva il sale per la Lombardia; la cascina Pedaggera e Pedaggio; per un confermato pedaggio; la cascina Ospedale storpiatura di Hospitale per pellegrini nella zona di Oltreorba (già esistente nel 1196); la grnade villa fortezza Aureliana sorgente in mezzo al grande bosco del Gazzolo e guardante la Val Lemme (si ipotizza sorgente sopra un’ antica costruzione templare e si narra che avrebbe adirittura nascosto Giuseppe Mazzini durante i motti carbonari); la cascina San Bernardino dove avrebbe dormito il Santo nel 1417-1418, prendendone poi il nome; alcune formelle visibili sulla facciata di una casa in zona Pozzolo (sotto la torre) dove una volta sorgeva la casa dei pellegrini.