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La guerra di Capriata

Nel 1224, fra le 2 città, Milano e Genova si ha lo scontro aperto .
La guerra di Capriata, cosi sarà ricordata la vicenda, viene combattuta avendo sullo sfondo lo scontro fra l’imperatore Federico II e la lega Lombarda alleata col papa.Gli Alessandrini aderenti alla Lega, con i loro alleati tentano la conquista del borgo capriatesema gli uomini presenti ed un certo Bonsignore d’Arena, fabbricato ibi trabucco, una specie di catapulta , respingono l’attacco. La lotta proseguirà con fasi alterne per più anni.
Nell’aprile del 1228, profittando di una tregua proposta da Milano, succede però il fattaccio, il podestà genovese con gli ambasciatori milanesi e senza scorta militare, si reca a Capriata per far eseguire le clausole concodate ma vi trova un forte numero di Alessandrini pronti ad invadere il paese.
Sbigottito, riesce ad avvisare gli abitanti della minaccia e poi inizia a parlare per alcune ore. Stanchi di ascoltare, gli invasori entrano nel borgo e trovando solo vecchi e malati li sgozzano. Poi per la rabbia diseppeliscono i morti e li appendono alle mura, mentre i capriatesi fuggiti, raggiunta Gavi, poco dopo, vedono arrivare al galoppo il podestà genovese con i suoi compagni.

E cosi gli Alessandrini, padroni di Capriata, si stabiliscono nel borgo ricostruendo le case bruciate ed iniziando a fortificarlo.
Ma nel frattempo, Genova abbandona a posizione filo imperiale e così la Lega con Milano premono per la pace fra i  due comuni.
Anche questa volta vengono nominati degli arbirti per gestire la situazione:

gli Alessandrini scelgono Sardo, arciprete di Alba , i Genovesi optano per Guglielmo da Voltaggio.

Entrambi uomini di buon senso decidono per la restituzione di Capriata a Genova ma siccome su questioni minori non raggiungono accordi i due decidono di chiamare un terzo arbitro.
La scelta cade tra Bartolomeo da Vicenza dell’ordine dei predicatori domenicani.
Nel 1231 i tre arbitri scrivono la sentenza concordata mentre fra Bartolomeo, convince gli altri ad aggiungere una sua clausola da leggersi un anno dopo.
Scaduto il tempo prefissato e passati alla lettura, salta fuori che Capriata è di metà ciascuno, Genova deve pagare tremila pavesi per il pedaggio di Gavi e deve anche far passare tutte le sue merci per Alessandria.Un accordo falso e poichè nei due anni passati i Genovesi si sono rafforzati, mentre gli Alessandrini no, quest’ultimi capsicono la convenienza di stare al giudizio dei due arbitri onesti lasciando fuori Bartolomeo, anche se prima l’avevano corrotto.

Genova, che considera il luogo strategico per i suoi commerci, rinforza subito le difese dell’abitato con nuove mura e con la costruzione di un secondo castello: costrum novum che avrà il compito di proteggere il fiorente traffico mercantileverso la pianura alessandrina.
Frattanto Federico II, rafforzatosi dopo la vittoria di Cortenuova e stanco della politica dilatoria di Genova, mette al bando il Comune ligure fomentando la ribellione della Riviera di Ponente e dei feudatari dell’Oltregiogo e scatenandogli contro buona parte dei comuni piemontesi insofferenti della supremazia genovese.

Pavesi, Alessandrini, Tortonesi,Acquesi, Astigiani, Vercellesi, con gli  uomini dei Marchesi del Bosco e del Marchese di Monferrato al comando di Marino da Eboli, vicario imperiale, si levano contro i Genovesi i quali, allestito un esercito, cercano disperatamente di resistere.I Genovesi riescono a respingere un primo attacco nei pressi di Ovada.

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Ultima modifica: 24 Gennaio 2020 alle 14:16
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